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domenica 18 gennaio 2015

Per il PCL la lotta contro l'Expo è lotta contro questo modello sociale ed economico, che soprattutto attraverso i "grandi eventi" e le "grandi opere" è portatore come sempre di distruzione e di sfruttamento.



Il modello Expo riproduce, legittima e normalizza i nuovi orizzonti dello sfruttamento e della mercificazione di ogni ambito umano, materiale e immateriale, trasformando tutto ciò che esiste in strumento di riproduzione del profitto, della rendita e del potere delle classi padronali. Esempio perfetto di collaborazione bipartisan, in cui istituzioni e partiti di ogni livello e colore collaborano e concorrono a mettere al servizio del capitale il denaro pubblico e la produzione di norme e leggi. 
Tutto inserito in un contesto di creazione e trasformazione delle città e delle metropoli in vetrine in cui tutto è merce; in cui persone, lavoro, case, aree verdi e ambiente, beni di prima necessità, servizi, territorio devono essere strumento per il profitto di pochi e lo sfruttamento e l'impoverimento di molti. Il modello Expo del lavoro anticipa di gran lunga l'adeguamento normativo dell'ipersfruttamento, della precarizzazione e della ricattabilità del lavoro del renziano Jobs Act. 
Lavoro gratuito e ipersfruttato, privo di garanzie e diritti, privo di fardelli sindacali e contrattuali, in cui i proletari devono considerare un lusso essere stati parte e aver contribuito alla realizzazione del grande evento, e di questo accontentarsi. Expo significa proporre modelli di città plasmati sull'ostentazione dell'opulenza, della tecnologia, del capitale all'avanguardia dei suoi prodotti, mentre tutto ciò che riguarda le classi sociali sfruttate, alla base della piramide, deve essere allontanato, nascosto nelle periferie, sgomberato, sfrattato, sfruttato fino al suo esaurimento. 
Per noi opporsi a questo modello vuol dire opporsi al capitale, vuol dire opporsi al sistema economico capitalistico e alle sue costruzioni politiche mascherate da democrazia rappresentativa. La stessa democrazia rappresentativa che, per consegnare un'intera città agli appetiti del capitale, è pronta a blindarla e a trasformarla in una caserma, giungendo a chiudere l'università e a imporre in questo modo una sorta di coprifuoco politico riservato chiunque osasse semplicemente esprimere la sua opposizione all'allegro e fastoso banchetto padronale. 
Per noi lottare contro l'Expo significa porre le basi per fronti politici rivoluzionari ed anticapitalisti, in cui marciare separati e colpire uniti, per ricostruire reti di organizzazione e resistenza della classe proletaria. Per noi lottare contro il modello del grande evento e della grande opera vuol dire porre al centro la classe sfruttata nelle sue molteplici fenomenologie, vuol dire porre le basi per ricomporre la classe in sé e trasformarla in classe per sé, che sappia prendere consapevolezza della propria forza e delle proprie potenzialità rivoluzionarie. 
Per noi lottare contro il modello Expo vuol dire organizzare i lavoratori per difendere i loro diritti minimi ottenuti nel passato e rilanciare la conflittualità per il rovesciamento del sistema borghese; vuol dire lottare per una casa per tutti e tutte e per il blocco di sfratti e sgomberi; vuol dire lottare contro la devastazione del territorio e la sua trasformazione in merce; vuol dire lottare contro l'utilizzo del denaro pubblico per il profitto e per la rendita; per pretendere i servizi essenziali per i proletari e bloccarne la loro privatizzazione; vuol dire lottare contro le grandi opere del capitale in ogni sua forma, dalle mafie alle multinazionali alle cooperative targate PD; vuol dire bloccare la precarizzazione e i licenziamenti e costruire l'organizzazione di classe e il suo partito politico. Per noi lottare contro l'Expo vuol dire lottare contro il capitalismo, per la dittatura del proletariato, per il comunismo. 

Partito Comunista dei Lavoratori - Commissione movimenti

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