I marxisti
rivoluzionari hanno sempre contrastato le politiche di collaborazione con le
classi dominanti collocandosi all'opposizione dei loro governi.
Questo
principio di indipendenza della classe lavoratrice dalla borghesia è ancor più
attuale nell’odierna situazione storica.
Compito dei
Comunisti è organizzare un’opposizione e una tutela alle fasce deboli della
popolazione contro un potere costituito sempre più forte completamente
soggiogato dal potere economico privato.
Tutto è
stato svenduto, dall’acqua, all’energia, al patrimonio immobiliare. Le banche e
le multinazionali sono i veri governi che decidono le nostre sorti, chi va al
potere deve solo intraprendere percorsi già segnati e far rispettare regole già
prestabilite dai cosiddetti poteri del capitale (economici, finanziari e
religiosi).
Anche i
governi di centrosinistra hanno tutti amministrato e amministrano , in forme
diverse, gli interessi della borghesia contro gli interessi dei lavoratori e
delle grandi masse ed anzi riflettono una diretta investitura nel
centrosinistra dei settori più significativi del grande padronato.
Gruppi di
dirigenti (finti comunisti) sono stati coinvolti in cinque anni di governo (nel
primo governo Prodi tra il 1996 e il 1998, e nel secondo governo Prodi tra il
2006 e il 2008) votando Pacchetto Treu, privatizzazioni, il taglio verticale
delle tasse sui profitti, l'aumento delle spese militari, le missioni di
guerra, i campi di detenzione contro i migranti.
Non è un
caso se da molti anni Rifondazione Comunista non si presenta più con la propria
faccia alle elezioni. Hanno avuto (e hanno) bisogno di nascondere i disastri
compiuti, e le relative responsabilità, sotto diverse sembianze e colori: una
volta l'Arcobaleno, poi la Rivoluzione Civile di Ingroia e Di Pietro, poi
l'Altra Europa.
C'è un solo
elemento costante: la rinuncia a presentarsi col proprio simbolo e la propria
riconoscibilità, preferendo imboscarsi sotto mentite spoglie.
Possono
presentarsi nel nome del “nuovo” partiti compromessi nelle vecchie politiche
antipopolari?
Possono farlo gruppi dirigenti che hanno varato, votato, difeso attivamente quelle politiche contro l'opposizione interna ai loro stessi partiti per rassicurare i poteri forti e garantire proteste pacifiche, colorate ma inefficaci e legalitarie?
Possono farlo gruppi dirigenti che hanno varato, votato, difeso attivamente quelle politiche contro l'opposizione interna ai loro stessi partiti per rassicurare i poteri forti e garantire proteste pacifiche, colorate ma inefficaci e legalitarie?
Essere
comunisti oggi è mantenere intatti una serie di riferimenti culturali e di
prassi consolidate e vincenti.
Sappiamo che le società cambiano travolte da nuovi processi produttivi, plasmate da nuove tecnologie, condizionate dal mondo delle telecomunicazioni.
Sappiamo che le società cambiano travolte da nuovi processi produttivi, plasmate da nuove tecnologie, condizionate dal mondo delle telecomunicazioni.
Essere
comunisti oggi significa intraprendere la strada dell’organizzazione del Partito
Comunista e della conflittualità sociale
per riappropriarsi di quei diritti erosi negli anni.
Essere comunisti
oggi significa organizzare le lotte contro la precarietà sul lavoro legandole
ai meccanismi che rendono precaria la vita (costo della casa, intermittenza del
reddito, durata del permesso di soggiorno, carovita); creare reti di
solidarietà politica e sociale verso tutti quei soggetti che il sistema
liberista tende ad escludere (nuovi poveri, giovani precari, migranti);
difendere le conquiste del movimento operaio (statuto dei lavoratori, potere
d’acquisto, pensioni, scala mobile) e dei movimenti degli anni ’60 e ’70 (legge
sull’aborto e sul divorzio, equo canone).
Essere
comunisti oggi significa credere che libertà significhi prima di tutto libertà
dal bisogno e che democrazia significhi distribuzione delle risorse e dei
saperi al contrario di tutti quei pensieri che considerano libertà la facoltà
di comprare, licenziare, inquinare, e democrazia l’esercizio del voto e della
delega una volta ogni tanto.
Senza la
ricostruzione della forza di classe ogni rivendicazione progressiva è destinata
a restare una parola vuota.
Solo l’opposizione ai governi della borghesia può
preparare le condizioni di una alternativa anticapitalistica. Solo l’opposizione
radicale ai governi della borghesia può strappare risultati concreti.
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