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lunedì 29 giugno 2015

DAL PRC AL PCL

Il circolo del PRC di San Marzano (TA) ha scelto di passare al Partito Comunista dei Lavoratori. Si tratta della seconda sezione in ordine di grandezza della Federazione di Taranto. La scelta è stata unanime, e ha coinvolto tutti i 41 compagni del circolo.

Questa scelta non è stata improvvisa né improvvisata. Rappresenta l'esito di un lunga battaglia politica combattuta dal circolo a partire dal 2010 contro la linea riformista nazionale di Paolo Ferrero e la sua traduzione sul territorio tarantino. Ma anche lo sbocco del confronto politico diretto, per un anno, tra questi compagni , la segreteria nazionale del PCL, la nuova sezione locale del PCL che nel frattempo si era costituita nella città di Taranto, anch'essa proveniente dal PRC.

L'adesione avvenuta può ora rappresentare un ulteriore fattore di polarizzazione attorno al PCL di altri compagni dispersi dalla crisi del PRC tarantino. E forse anche un fattore di incoraggiamento a compiere un analogo passo per tanti compagni del PRC in giro per l'Italia che vivono da tempo con comprensibile sofferenza la deriva politica e il cupio dissolvi del proprio partito, e che rischiano purtroppo la demotivazione, l'abbandono passivo, il ritorno a casa.

Ai nuovi nostri compagni di San Marzano va il saluto e l'abbraccio di tutto il PCL.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

domenica 28 giugno 2015

La "Buona scuola" passa al Senato. Bisogna fermarla nelle scuole e nel paese!



La riforma Renzi-Giannini della scuola «è una grande riforma di centrodestra fatta governando con il centrosinistra». Queste parole di Renato Schifani, ex presidente del Senato di Forza Italia ed ex luogotenente berlusconiano di lungo corso, ora schierato con Renzi, coronano al meglio la prima approvazione istituzionale della "Buona scuola", giovedì al Senato.

I diversivi tattici del governo, e di Renzi in persona, sull'opportunità del "confronto" e dell'"ascolto" di opposizioni e parti sociali, non hanno in realtà minimamente intralciato il percorso del ddl in parlamento. Allo stesso modo, sono caduti inevitabilmente nel vuoto tutti i tentativi di convincimento o di sponda con questo o quell'esponente delle "minoranze" del PD, messi in atto allo scopo di frenare la riforma o quantomeno ridurre i danni: l'insignificanza delle cosiddette modifiche è ulteriore riprova dell'estraneità e dell'impermeabilità di un partito come il PD alle esigenze degli insegnanti e dei lavoratori in generale. .

La larga ricomposizione interna al PD sul ddl, d'altra parte, è essa stessa un segno della vera natura e delle ragioni sociali di quel partito, che la mordacchia e le forzature del nuovo corso renziano rendono solo più evidenti e immediati, anche a chi si sforza di non vedere (Camusso in testa). .

La lotta contro la riforma e contro il governo Renzi è giunta alla fine di una prima battaglia. Ma è una lotta appena iniziata. Il peso del suo isolamento e le conseguenze che ne sono derivate in termini di incisività e di estensione non devono costituire un'ipoteca negativa per il proseguimento della mobilitazione e per la sua radicalizzazione. La continuità della lotta in autunno, con il pieno coinvolgimento degli studenti e dell'intero mondo dell'istruzione, è questione di primaria necessità. Sarà il banco di prova principale sul quale si deciderà lo scenario sociale e politico dei prossimi mesi. Solo una lotta di massa esemplare come quella della scuola può, a differenza dei riti minoritari e ormai esausti dell'antagonismo, riaprire una prospettiva più ampia al conflitto di classe nel paese. .

Partito Comunista dei Lavoratori

venerdì 26 giugno 2015

La rottura col PD



La rottura col Partito Democratico è la prima necessità politica del movimento operaio. Nonostante la sua natura compiutamente borghese, e i suoi solidi legami con la borghesia, il PD ha continuato ad inglobare nella propria area di riferimento la maggior parte del “popolo della sinistra”, grazie alla finzione distorta del gioco bipolare (“contrapposizione a Berlusconi”).

Specularmente, la subordinazione al PD del grosso delle sinistre politiche e sindacali ha contribuito in modo decisivo a coprire e consolidare l'equivoco del bipolarismo, e con esso l'influenza del liberalismo su ampi settori di massa. Solo una rottura col PD può dunque liberare uno sviluppo indipendente del movimento operaio, della sua azione di massa, politica e sindacale, della costruzione di un'alternativa di classe.

Questa battaglia per la rottura del movimento operaio col PD è resa oggi ancor più attuale dalla crisi profonda del PD.

La crisi della seconda Repubblica, unita all'esperienza dei governi di unità nazionale tra PD e Berlusconi hanno introdotto un fatto nuovo nel rapporto tra il PD e una parte del suo “mondo” di riferimento: che tende a ribellarsi, sino a fenomeni di rigetto del partito stesso. Questo fenomeno è segnato da molti limiti. Non è maturato, per lo più, da un versante di classe ma da un confuso versante democratico. Non è precipitato in reazione a misure anti operaie, come art. 18 e legge Fornero. E’ precipitato piuttosto in reazione al “tradimento” del bipolarismo alla sconfessione delle promesse elettorali. La stessa vittoria di Renzi nel PD ha raccolto questa pulsione e i suoi equivoci. E’ la misura di quanto a lungo abbia scavato l'inganno bipolare, e della crisi del movimento operaio italiano.

E tuttavia, in una forma distorta e su un terreno spurio, si esprime un fenomeno inedito, che può avere una ricaduta di classe. La scalata di Renzi nel PD ha un risvolto contraddittorio: da un lato registra l'involuzione bipolare e l'influenza populista su un largo settore di elettorato di centrosinistra; dall'altro rappresenta un fenomeno di più marcata rottura con quella tradizione della sinistra politica che il PD liberale aveva cercato di rappresentare simbolicamente per ingannare una parte del suo elettorato. L'equivoco del PD come “partito di sinistra” non si è dissolto con Renzi, ma ha subito un colpo agli occhi di un settore degli stessi attivisti ed iscritti del partito. Mai come oggi si pone l'occasione di una battaglia per l'emancipazione politica del movimento operaio dal liberalismo e dal bipolarismo.

Le sinistre politiche e sindacali lavorano contro questa prospettiva. La burocrazia Cgil assiste silente alla crisi del PD, nell'eterna attesa di un futuro governo cui poter appendere la concertazione col padronato. Il gruppo dirigente Fiom continua a lavorare come lobby per e verso un “nuovo” centro sinistra, in parte quale sponda a Sel. Il risultato di queste politiche è che la crisi profonda del PD può risolversi a “destra”: liberando consensi verso il grillismo e l’estrema destra di Salvini. Con nuovi effetti pesantemente negativi sul movimento operaio.

Contro queste politiche, la battaglia per un fronte unico di classe, autonomo e alternativo al Pd, è oggi centrale: tra i lavoratori, nei movimenti sociali, nelle organizzazioni di massa, in tutta la sinistra italiana.

Partito Comunista dei Lavoratori

mercoledì 24 giugno 2015

“COMUNISMO”... CAPITALISTA O CAPITALISMO... “COMUNISTA”?



Sulle pagine de Il Manifesto si è annunciata l'ennesima variante di “Costituente Comunista”. Promotori dell'operazione il PDCI, ora PCdI, guidato da Fausto Sorini, e una componente interna all'area grassiana del PRC guidata da Steri.

“Questo progetto gode della fiducia, della simpatia e del sostegno della più parte delle forze che oggi compongono il movimento comunista e rivoluzionario nel mondo, a partire dai partiti comunisti dei BRICS”: così assicura, con squillo di fanfare, il testo annuncio della “costituente”. Qual'è il principale paese dei BRICS? Naturalmente la Cina, guidata dal “PCC”. .

Non è la prima volta che l'”unità dei comunisti” viene sbandierata come mozione di richiamo. Ogni volta mascherando dietro questa enunciazione accattivante tutto ciò che non ha niente a che spartire col comunismo. Basti pensare alla auto celebrazione di Rifondazione come tempio dell'”unità comunista” combinata con la ciclica corsa ai ministeri dei suoi gruppi dirigenti e col loro sostegno alle politiche di rapina contro il lavoro a vantaggio del capitale finanziario. .

Tuttavia qui siamo davvero in presenza di una novità reale. E' infatti la prima volta che si propone di fondare “l'unità dei comunisti”... sul richiamo al Partito Comunista Cinese. Non sul richiamo al partito stalinista di Mao, come potrebbe pensare qualcuno. Ma sul richiamo all'attuale partito al potere (totalitario) della grande potenza capitalista cinese. Espressione e scudo di una nuova borghesia di papaveri miliardari. Garante dello sfruttamento brutale di centinaia di milioni di operai nel proprio paese. Protagonista di una gigantesca proiezione imperialistica dei propri interessi su scala planetaria, a partire dall'Africa. Promotrice di una grande corsa militarista in Asia, in contrasto con gli imperialismi rivali a partire dal Giappone. 

La domanda è semplice: cosa ha a che vedere il comunismo con tutto questo? Naturalmente nulla. Eppure è proprio su questa filiazione internazionale con Pechino che si fonda l'operazione in questione. “La collocazione internazionalista affine” contro ogni “debolezza ideologica” è infatti indicata esplicitamente come l'architrave della costituente. Non come una posizione tra le altre, per quanto abnorme, ma proprio come suo fondamento. Peraltro non da oggi Fausto Sorini ha assunto il PCC come proprio partito guida. .

Che dire. Siamo alla fase della malattia senile dello stalinismo. Quella del capitalismo.. “comunista” o del “comunismo”.. capitalista. Forze che in passato assunsero a riferimento la burocrazia stalinista di Mosca, quando alla testa di uno Stato operaio tradiva la Rivoluzione d'Ottobre e la rivoluzione internazionale, plaudono oggi al partito erede dello stalinismo cinese quando si pone alla testa di un grande capitalismo restaurato contro i propri operai e i popoli oppressi del mondo. C'è una logica: ieri come oggi la rimozione di ogni principio di classe, di ogni internazionalismo classista, di ogni programma.comunista. 

Sarebbe questa la “costituente comunista”? Non le mancherà - non dubitiamo - “la fiducia, la simpatia, il sostegno” del PCC e dei suoi miliardari, come assicurano i suoi promotori. Di certo non avrà il sostegno dei comunisti. .

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

martedì 16 giugno 2015

PROPOSTA E POLITICA DEL FRONTE UNICO



La prospettiva del governo dei lavoratori implica una politica di massa. Non l'auto recinzione settaria dei rivoluzionari. Ma la lotta per conquistare le masse, e innanzitutto l’avanguardia, alla prospettiva della rivoluzione.

La politica leninista del “fronte unico” è parte di questa politica di massa. Essa ha una base oggettiva: la necessità di unire i lavoratori e attorno ad essi tutti gli sfruttati, in contrapposizione alle classi dominanti. Questa esigenza è tanto più stringente in un quadro di grande crisi, di offensiva contro il lavoro, di unità di tutti i partiti padronali in questa offensiva, di nuove pericolose tendenze reazionarie.

Sulla base di questa esigenza avanziamo una proposta incalzante di fronte unico di lotta all'insieme della sinistra. A differenza che in altri paesi europei, in Italia l’attuale assenza di una rappresentanza politica maggioritaria del movimento operaio e la riduzione della sinistra politica ad un arco di forze molto modesto, non consente di tradurre la proposta di fronte unico in una esplicita formula politica direttamente leggibile a livello di massa. Per questo la proposta di fronte unico mantiene ad oggi un carattere generale e indeterminato: come proposta rivolta a “tutte le sinistre politiche, sindacali, associative, di movimento” perché uniscano le forze in una azione di difesa dei lavoratori; rompano ogni collaborazione col padronato e i suoi partiti; sviluppino un piano di mobilitazione di massa unitaria e radicale, proporzionale all'attacco delle forze dominanti; in ultima analisi si battano per una alternativa politica anticapitalista.

Questa politica leninista ha un risvolto tattico importante: entrare nelle contraddizioni tra i gruppi dirigenti del movimento operaio e i settori più avanzati e combattivi della loro base di massa; sviluppare la loro attenzione verso la proposta dei rivoluzionari; estendere la conoscenza e influenza della proposta dei rivoluzionari all'interno del movimento operaio, per costruire una sua direzione alternativa, che è il fattore decisivo per lo sviluppo e il successo della prospettiva di rivoluzione.
Al tempo stesso la politica di fronte unico non si limita ad un'azione di propaganda, per quanto fondamentale, ma dentro questo orizzonte generale, si traduce in azione politica:

a)nella partecipazione, col proprio programma, ad ogni movimento o scadenza di lotta che abbia carattere progressivo, al di là dei limiti politici della sua piattaforma e della natura delle forze promotrici.

b) nella critica costante alla frammentazione delle scadenze di lotta e mobilitazione, dovuta a logiche di concorrenza, veti reciproci, primogeniture, tanto frequente nella prassi di forze riformiste e centriste, politiche e sindacali.

c) in accordi di unità d'azione con altre sinistre su obiettivi parziali comuni, al di là delle contraddizioni dei nostri temporanei alleati.

L'essenziale è non confondere mai una espressione, anche organizzata, di unità d'azione su specifici obiettivi con un soggetto politico comune, o concepirla come un accordo di cartello, escludente a priori altri soggetti e componenti del movimento operaio.

Per noi ogni espressione di fronte unico va concepita come tassello particolare della proposta generale di fronte unico anticapitalistico. Per i rivoluzionari la bussola di riferimento è sempre l'interesse generale del movimento operaio, nella prospettiva della rivoluzione.

La proposta di fronte unico anticapitalistico, e la politica di fronte unico, si accompagna ad una nostra proposta di svolta del movimento operaio, in direzione della piena autonomia di classe e sul terreno della azione di classe.
La proposta di fronte unico di classe è inseparabile dalla contrapposizione alla borghesia, ai suoi governi, ai suoi partiti.


MARTEDÌ 23 GIUGNO DALLE ORE 9,30 ALLE ORE 12,30
PAVIA- Via LUCIANO MANARA
in caso di pioggia via Indipendenza (davanti alla A.S.L)

INCONTRO CON IL
PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
Verrà distribuito materiale informativo e
“UNITÀ DI CLASSE” il Giornale Comunista dei Lavoratori


Partito Comunista dei lavoratori
Pavia sez. “ Tiziano Bagarolo “

giovedì 11 giugno 2015

Gruppo Whirlpool: sciopero di 8 ore e manifestazione nazionale a Comerio (Varese) il 12 giugno 2015

Da Nord a Sud: no alle chiusure, per la difesa dell'occupazione



COMUNICATO STAMPA

CONTRO LE CHIUSURE E LICENZIAMENTI ALLA WHIRPOOL CONTRO IL GRAVE ATTACCO DELLA NUOVA DIRIGENZA SERVE L’UNITA’ DEI LAVORATORI E RISPOSTE RIVOLUZIONARIE

Purtroppo lo avevamo predetto: nonostante i proclami del Governo e le promesse dei vertici della multinazionale Whirpool, oggi si chiudono gli stabilimenti Whirpool e si licenziano centinaia di lavoratori. I vertici sindacali hanno creduto (o fatto finta di credere) al vago e fumoso piano industriale presentato a suo tempo ed hanno “disinnescato” la mobilitazione generale, nel silenzio di quasi tutta la presunta sinistra radicale. Ora che si sono svelati i veri piani della multinazionale serve la più totale unità di tutti i lavoratori per una mobilitazione di massa e radicale in tutti gli stabilimenti ed uffici Indesit d’Italia. Bisogna costruire scioperi ad oltranza ed occupazioni


Il Partito Comunista dei Lavoratori CHIEDE:

  1)NO INCONDIZIONATO ALLA RIDUZIONE DEI POSTI DI          LAVORO, LICENZIAMENTI, MOBILITA’

  2)NO ALLA CHIUSURA DEGLI IMPIANTI PRESENTI SUL            TERRITORIO ED ALLA DELOCALIZZAZIONE

  3)DIVISIONE DEL LAVORO ESISTENTE TRA TUTTI I                 LAVORATORI A PARITA’ DI SALARIO
    OCCUPAZIONE E NAZIONALIZZAZIONE DEGLI                       STABILIMENTI, SOTTO CONTROLLO OPERAIO E SENZA       INDENNIZZO
    L’ABROGAZIONE DEL JOBS ACT, ENNESSIMO REGALO       A CONFINDUSTIA DEL GOVERNO RENZI
    LA RIPRESA DI UNA LOTTA OPERAIA CHE PORTI AD           UNO SCIOPERO GENERALE PROLUNGATO

Partito Comunista dei Lavoratori
Sezione di varese

martedì 9 giugno 2015

IL GOVERNATORE VERDE/NERO



Partiti razzisti e/o apertamente fascisti , che secondo la Costituzione degli stessi padroni dovrebbero essere illegali, vogliono dettare le regole delle politiche per l’accoglienza dei richiedenti asilo. Il governatore della Lombardia Maroni abbraccia a pieno titolo le idee di Salvini e minaccia i Sindaci dei comuni lombardi, con il taglio dei fondi regionali, se continueranno ad ospitare i migranti in fuga dai conflitti e violenze.

Masse di uomini, donne e bambini costretti/e ad abbandonare le loro terre di origine devastate dagli orrori più catastrofici del capitalismo: guerra, fame e miseria.

Bisogna combattere, quotidianamente, il razzismo e l’indifferenza, figli di una cultura degradante perpetrata da mezzi di comunicazione del sistema borghese.

Rifiutiamo queste barbare logiche dei padroni, che vogliono creare le guerre fra poveri. 
Il movimento operaio scacci qualsiasi forma di fascismo e razzismo dai propri ambiti di organizzazione.
.
Lunedì 15 Giugno dalle 9.30 alle 12.00- Pavia- P.zza Emanuele Filiberto.
In caso di pioggia via Indipendenza (davanti ASL)
INCONTRO CON
IL PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
verrà distribuito materiale informativo e
“UNITÀ DI CLASSE” il Giornale comunista dei lavoratori.
PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
Pavia sez. “ Tiziano Bagarolo “

domenica 7 giugno 2015

NUOVA SEZIONE A BRESCIA DEL PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI



Nasce ufficialmente anche a Brescia il Partito Comunista dei lavoratori che fonda la propria azione politica sulla base del marxismo rivoluzionario, a partire da quattro linee di indirizzo generali: 

1. l’opposizione alle classi dominanti, siano essi di centrodestra o di     centrosinistra;
2. la prospettiva di un governo dei lavoratori e delle lavoratrici che       abolisca il modo di produzione         capitalistico e riorganizzi la       società su basi socialiste;
3. il collegamento costante tra gli obiettivi di lotta immediati e la           prospettiva di fondo dell’alternativa anticapitalista;
4. la prospettiva di un’alternativa socialista internazionale, quindi di     un’organizzazione rivoluzionaria internazionale dei lavoratori. 

Il Partito Comunista dei Lavoratori mira alla costruzione di un governo dei lavoratori, basato sulla loro organizzazione e sulla loro forza, che restituisca al lavoro i suoi diritti, nazionalizzi le banche senza indennizzo per i grandi azionisti, espropri i capitalisti che licenziano gli operai, ripartisca il lavoro fra tutti a parità di paga, in modo che tutti abbiano un lavoro. Un’alternativa realizzabile solo attraverso l’unità di lavoratori, disoccupati, precari. C’è più che mai bisogno di una sinistra che sviluppi la coscienza dei lavoratori, dica loro la verità smentendo quei partiti che, pur definendosi di sinistra, hanno fatto per anni le ruote di scorta del PD in cambio di ministeri o assessorati. Il PCL vuole dare a tutti i lavoratori il partito che non hanno mai avuto, un partito rivoluzionario di cui fidarsi, che non li venda, radicato in ogni lotta, in ogni movimento, in ogni sindacato classista.

DIRITTO AL LAVORO
La riforma del lavoro del governo Renzi rappresenta una vera e propria dichiarazione di guerra contro i lavoratori, una violenta aggressione che combina la possibilità indiscriminata di licenziare con la liberalizzazione dei contratti a termine. Un’estensione, quindi, del precariato a tutti i lavoratori, giovani o anziani che siano. Come PCL proponiamo un unico fronte di lotta in aperta contrapposizione a governo e padroni. Una mobilitazione di massa che affermi la centralità della lotta di classe quale leva decisiva di un blocco so¬ciale alternativo e di un’alternativa anticapitalista.

DIRITTO ALLA CASA
Il Partito comunista dei Lavoratori appoggia la lotta per il diritto alla casa lanciando un appello a tutte le organizzazioni presenti sul territorio, a tutti coloro che vivono il dramma della privazione di una casa dignitosa, per bloccare sfratti e sgomberi attraverso l’au-torganizzazione, la resistenza e l’occupazione degli edifici vuoti di società, enti, banche e immobiliari.
AMBIENTE
In nome del profitto il capitalismo si è reso colpevole di devastazioni ambientali con conseguenze drammatiche sulla salute dei cittadini. In particolare, il PCL dice basta a speculazioni, sprechi e grandi opere pubbliche inutili (come la TAV). L’emergenza am-bientale richiede con urgenza un radicale cambio di marcia, un nuovo paradigma che metta al centro il benessere e la salute delle persone.
IMMIGRAZIONE
La strage di oltre 700 migranti in acque libiche misura l’enormità di quanto sta accadendo in fatto di migrazione. Ma anche l’incapacità del capitalismo di risolvere i problemi che esso stesso crea. Il PCL dice no ai respingimenti, nell’ottica di un piano d’accoglienza dignitosa e di una libera circolazione dei migranti in Europa. Basta con le leggi anti-migranti, basta con le discriminazioni in nome di una parità di diritti tra lavoratori europei e migranti.

Pcl Brescia
Sez CLARA ZETKIN

lunedì 1 giugno 2015

PRESIDIO ANTIFASCISTA A MERATE (LECCO)



Pcl presente nel pomeriggio a Merate al presidio antifascista contro casapound.
I fascisti questa mattina hanno raccolto cibo per gli italiani poveri.
Una mossa demagogica e ipocrita. 
Oggi infatti i neofascisti si alleano con un partito, la Lega di Salvini, responsabile per vent'anni del mal governo in Italia.
Ieri erano i loro antenati a vessare gli italiani, affamandoli con la guerra e la regolamentazione delle derrate alimentare. 
Su tutte valgono gli scioperi per il pane a Roma, sedati nel sangue dagli uomini in nero.
Nota molto positiva in piazza c'erano molti lavoratori immigrati, tutti uniti a dire che il vero nemico è il capitale!

PCL Monza Brianza