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martedì 28 maggio 2019

SUL VOTO ALLE EUROPEE DEL 26 MAGGIO



Le elezioni europee segnano complessivamente, al di là delle specificità nazionali, l'indebolimento dei partiti tradizionali PPE e PSE, a vantaggio o delle destre reazionarie (Gran Bretagna, Francia, Italia) o dei cosiddetti partiti verdi, che conoscono quasi ovunque una forte affermazione (a partire da Germania e Francia). 

Le formazioni a sinistra delle vecchie socialdemocrazie registrano ovunque una flessione o marginalizzazione. È un dato d'insieme che riflette l'arretramento dei livelli di mobilitazione e coscienza della classe lavoratrice, di cui portano primaria responsabilità i gruppi dirigenti della sinistra politica e sindacale, in ogni paese, e su scala continentale.
In Italia questo scenario europeo conosce la traduzione peggiore.

Il governo reazionario M5S-Lega stabilizza complessivamente il proprio consenso, mentre il ribaltamento dei rapporti di forza tra Lega e M5S premia la componente più reazionaria del governo stesso. Lo sfondamento della Lega di Salvini attorno alla bandiera “legge e ordine” e alla esibizione del rosario (Dio, Patria, Famiglia) ha una dimensione nazionale impressionante. Il netto rafforzamento di Fratelli d'Italia completa il quadro. 

A sua volta, il PD liberale di Zingaretti ha fatto leva sulla contrapposizione a Salvini per recuperare settori di elettorato di sinistra allontanati dal renzismo e rilanciare una prospettiva di ricomposizione del centrosinistra sotto la propria egemonia. La pesantissima sconfitta del M5S, con perdita elettorale in tutte le direzioni (Lega, PD, astensione in particolare al Sud) è la risultante di questa dinamica generale.
Il governo Conte è per un verso rafforzato dal voto, ma per un altro è minato dall'obiettivo restringimento dello spazio negoziale tra M5S e Lega.

A sinistra del PD, si registra la clamorosa débâcle della lista La Sinistra, che ha subìto il duplice effetto del voto utile contro Salvini andato al PD e dell'attrazione della lista Verde a livello di opinione. La rimozione del riferimento classista, le perduranti compromissioni col PD (nelle amministrazioni locali), la compromissione continentale della bandiera di Tsipras sotto il peso delle politiche di austerità, hanno indebolito la linea di demarcazione della sinistra riformista dalla borghesia liberale e dall'ambientalismo progressista. Il voto ha registrato questo fatto. Mentre il PC stalinista di Marco Rizzo ha capitalizzato abusivamente il richiamo comunista in settori di avanguardia, nel momento stesso in cui le leggi elettorali reazionarie hanno impedito la presenza del Partito Comunista dei Lavoratori.

Lo scenario italiano ripropone una volta di più due esigenze complementari.

La prima è la ricostruzione e rilancio di una opposizione di classe e di massa che possa unificare le lotte di resistenza (sociali, antirazziste, antifasciste, femministe, ambientaliste) contro la deriva reazionaria in atto e dare ad esse una rilevanza politica. Contro ogni logica di frammentazione, occorre lavorare in ogni sede per il fronte unico contro la reazione, a partire dall'ingresso sulla scena del movimento dei lavoratori, su base di massa, attorno a una propria piattaforma di lotta riconoscibile. Gli appelli congiunti di CGIL-CISL-UIL con Confindustria a favore dell'Unione Europea, la revoca confederale dello sciopero della scuola del 17 maggio, sono stati non solo un tradimento delle ragioni del lavoro ma un regalo politico al governo e a Salvini. Solo la ricostruzione di un fronte sociale di massa può alzare un argine contro le forze reazionarie. Solo l'esperienza di una lotta generale può liberare i lavoratori stessi dall'influenza delle suggestioni populiste.

La seconda esigenza è la costruzione di un partito indipendente dell'avanguardia di classe attorno a un programma anticapitalista e rivoluzionario. Un partito che sappia trarre un bilancio dell'esperienza fallimentare delle sinistre riformiste, che rompa con ogni pratica o progetto di compromissione coi partiti liberali borghesi, costruisca in ogni lotta la prospettiva della rivoluzione e del governo dei lavoratori, quale unica vera alternativa. Proprio la radicalità della deriva reazionaria richiama la necessità di una alternativa radicale al capitalismo, alla sua crisi, alla sua barbarie. I settori d'avanguardia non hanno bisogno dell'ennesima riproposizione di cartelli riformisti senza futuro, o di finzioni movimentiste, o delle cariatidi ideologiche dello stalinismo. Hanno bisogno di un partito di classe rivoluzionario. La costruzione controcorrente del PCL si muove ostinatamente in questa direzione.


Marco Ferrando

lunedì 20 maggio 2019

LA CRISI E LA CLASSE. I COMPITI DEI COMUNISTI

Da più di dieci anni oramai, le economie dei paesi europei versano in uno stato di stagnazione senza alcuna apparente via d'uscita. In parallelo a ciò, assistiamo allo sviluppo di nuove potenze imperialiste come la Cina, progetti faraonici come la nuova Via della Seta e sempre maggiori investimenti in molti paesi africani non possono che confermare questo trend. E da questo assunto vogliamo partire per discutere della lunga crisi che appunto dall'autunno del 2008 vede in un pantano le economie dei paesi europei. Delocalizzazioni delle industrie, politiche d'austerity e ripresa dei populismi e delle forze della destra più reazionaria sono le armi che le borghesie europee e non solo stanno affilando sempre di più per contenere e spegnere sul nascere la lotta di classe, che nonostante tutto ciò cova sotto la cenere. Le lotte e gli scioperi di milioni di lavoratori in Cina, nuova potenza imperialista sulla scena mondiale, dimostrano che la lotta di classe è una fiamma che arde ancora? Quali sono i allora i compiti dei comunisti? Proveremo ad elaborare insieme una risposta di classe ed internazionalista sabato 25 alla Libreria Calusca, in via Conchetta 18, con Luca Scacchi, del Direttivo Nazionale della Cgil e con Franco Grisolia, della Segreteria del Partito Comunista dei Lavoratori.


venerdì 17 maggio 2019

𝗖𝗢𝗡𝗧𝗥𝗢 𝗟𝗘 𝗗𝗘𝗦𝗧𝗥𝗘 𝗥𝗘𝗔𝗭𝗜𝗢𝗡𝗔𝗥𝗜𝗘 𝗗𝗜 𝗟𝗘𝗚𝗔 𝗘 𝗠𝟱𝗦

𝐍𝐨 𝐚𝐥 𝐏𝐃 𝐥𝐢𝐛𝐞𝐫𝐚𝐥𝐞. 𝐕𝐨𝐭𝐚 𝐚 𝐬𝐢𝐧𝐢𝐬𝐭𝐫𝐚



Nessuna illusione sul riformismo. Per un'alternativa delle lavoratrici e dei lavoratori in Italia e in Europa. Unire le lotte. Costruire il partito rivoluzionario

Le elezioni europee del 26 maggio sono un passaggio importante della politica italiana.
Lega e M5S si azzuffano ogni giorno per incamerare voti, ma gestiscono da un anno una politica di elemosine sociali messe a carico dei destinatari, mentre continuano a detassare i profitti miliardari e a pagare il debito pubblico alle banche, tagliando su scuola, sanità, servizi. Il progetto di “autonomia differenziata” mira alla regionalizzazione dei rapporti di lavoro e a un ulteriore impoverimento delle regioni del Sud, a tutto vantaggio del padronato del Nord e dei suoi affari. Altro che governo del cambiamento! In più il governo cerca di dirottare la rabbia sociale contro gli immigrati, con misure forcaiole (decreto sicurezza) per impedire che si rivolga contro i capitalisti, quelli che loro proteggono, mentre rilancia la crociata contro i diritti delle donne e legittima le organizzazioni fasciste, che si avvalgono della copertura e degli ammiccamenti di Salvini per allargare e moltiplicare le proprie provocazioni e aggressioni squadriste.
𝐈𝐥 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐨 𝐝𝐨𝐯𝐞𝐫𝐞 𝐞̀ 𝐨𝐩𝐩𝐨𝐫𝐬𝐢 𝐚 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐠𝐨𝐯𝐞𝐫𝐧𝐨 𝐫𝐞𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐚𝐫𝐢𝐨 𝐞 𝐚𝐢 𝐬𝐮𝐨𝐢 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐢𝐭𝐢.

Ma l'alternativa non può essere certo il PD. Un partito liberale che ha gestito le peggiori politiche antioperaie, dalla legge Fornero all'abolizione dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, e gli accordi infami con la Libia per la segregazione dei migranti, fra stupri e torture (Minniti). È un partito che con Zingaretti cerca di rifarsi il trucco, ma che conferma guarda caso tutte le politiche del passato, dal TAV alle misure antipopolari. Il PD si oppone al governo Conte non dal versante dei lavoratori ma dal versante del rigore, dei conti pubblici, di Confindustria, dell'Unione Europea dei capitalisti. Così facendo oltretutto concorre alla tenuta del governo tra i lavoratori e gli strati popolari. È il PD che ha spianato la strada alle destre, non può essere il PD l'alternativa a queste.
Contro le destre di governo, contro il PD confindustriale, diamo indicazione di voto a sinistra. Al fianco di centinaia di migliaia di lavoratori, giovani, donne che in questi mesi hanno animato le manifestazioni antirazziste, antifasciste, femministe, studentesche, e che vogliono esprimere anche attraverso il voto la propria opposizione al governo e la propria demarcazione dal PD.
Noi sappiamo che molti compagni tendono ad astenersi in queste elezioni, perché profondamente delusi dalla politica delle forze a sinistra del PD presenti.
Pur comprendendo questa posizione per la nostra netta critica della sinistra riformista di vario tipo, riteniamo però che in questa occasione sia più logico, per combattere il governo reazionario e il PD sempre liberale nonostante la segreteria Zingaretti, esprimersi con un voto per le liste a sinistra del PD.
Ma la nostra indicazione di voto è priva di ogni illusione.
La lista “la Sinistra” è composta da partiti che hanno ciclicamente sostenuto le politiche antioperaie dei governi Prodi (precarizzazione del lavoro, detassazione dei profitti, tagli sociali, campi di detenzione per gli immigrati, spese e missioni militari...). Ed ora gli stessi partiti assumono a riferimento europeo il partito Syriza, che con Tsipras ha gestito e gestisce politiche di lacrime e sangue per conto, e col plauso, del capitale finanziario.
È una sinistra subalterna all'europeismo borghese.
La lista del PC è guidata da un camaleonte (Rizzo) che non solo ha sostenuto i due governi Prodi, ma persino il governo D'Alema che bombardò la Serbia. E ora cerca di rifarsi il look “a sinistra” parlando di anticapitalismo e socialismo. Ma il “socialismo” di riferimento è il regime nordcoreano, e quindi avverso alla democrazia operaia. E la cultura staliniana non promette nulla di buono: basta vedere le ambiguità calcolate del PC sui diritti civili, sulle rivendicazioni delle donne, sulla difesa dei migranti. È una sinistra che ammicca al sovranismo nazionalista.
Nei fatti, né “la Sinistra” né il PC si battono per una alternativa dei lavoratori e degli oppressi. Né si battono – di conseguenza – per una svolta unitaria e radicale del movimento operaio sul terreno dell'unificazione delle lotte.
Proprio da qui passa invece l'unica prospettiva di alternativa vera: un'alternativa anticapitalista, su scala italiana, europea, internazionale. Un'alternativa anticapitalista che ripartisca il lavoro fra tutti attraverso la riduzione dell'orario a 32 ore a parità di paga; che sviluppi un grande piano di nuovo lavoro, a partire dalla riconversione ambientale, finanziato dalla tassazione progressiva dei grandi patrimoni, rendite, profitti; che abolisca il debito pubblico verso le banche nazionalizzandole senza alcun indennizzo per i grandi azionisti; che espropri le aziende che licenziano o che inquinano, a tutela di lavoro e salute e sotto il controllo dei lavoratori.
Solo un governo di lavoratori, lavoratrici, precari, operai, impiegati, solo un governo basato sulla loro organizzazione democratica e la loro forza può realizzare queste misure di svolta.
È la prospettiva dell'Europa socialista, degli Stati uniti socialisti d'Europa. Una prospettiva rivoluzionaria, contrapposta sia all'europeismo borghese liberale sia ai sovranismi nazionalisti. Una prospettiva che si fonda sull'unità e l'autonomia degli interessi dei lavoratori e delle lavoratrici, in ogni paese e su scala continentale, in opposizione al capitalismo e all'imperialismo, innanzitutto quello di casa nostra.
Il nostro partito non ha potuto presentare questo programma delle elezioni europee, per via di assurde barriere antidemocratiche verso i partiti che non hanno rappresentanza nel Parlamento della UE. Ma questo programma lo portiamo in ogni lotta dei lavoratori e degli oppressi.
Attorno a questo programma lavoriamo a costruire il partito rivoluzionario, un partito che lotti controcorrente per elevare la coscienza politica degli sfruttati. Perché solo una rivoluzione può cambiare le cose.

Partito Comunista dei Lavoratori

mercoledì 15 maggio 2019

𝟭𝟳 𝗠𝗔𝗚𝗚𝗜𝗢, 𝗜𝗟 𝗣𝗖𝗟 𝗖𝗢𝗡 𝗟𝗢 𝗦𝗖𝗜𝗢𝗣𝗘𝗥𝗢 𝗗𝗘𝗟𝗟𝗔 𝗦𝗖𝗨𝗢𝗟𝗔

𝘾𝙤𝙣𝙩𝙧𝙤 𝙞𝙡 𝙜𝙤𝙫𝙚𝙧𝙣𝙤 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙚 𝙙𝙚𝙨𝙩𝙧𝙚 𝙣𝙚𝙨𝙨𝙪𝙣 𝙥𝙖𝙨𝙨𝙤 𝙞𝙣𝙙𝙞𝙚𝙩𝙧𝙤!



Il 17 maggio si terrà un'importante azione di sciopero generale nella scuola contro la politica del governo; per un contratto di svolta della categoria ma anche contro i progetti di autonomia differenziata e di regionalizzazione dei rapporti contrattuali.

Doveva essere uno sciopero unitario, già peraltro indetto unitariamente da tutte le principali organizzazioni sindacali. Ma i gruppi dirigenti di CGIL, CISL e UIL l'hanno revocato in cambio di una manciata di generiche promesse. La revoca è grave, sindacalmente e politicamente.

È grave sindacalmente, perché il governo non ha concesso nulla: gli “impegni” contrattuali sono scritti sulla sabbia, tanto più alla vigilia di una nuova legge di stabilità tutta imperniata sulla sterilizzazione delle aliquote IVA e dunque su inevitabili tagli alla spesa. Le cifre circolate sui possibili aumenti contrattuali sono non a caso del tutto irrisorie. Inoltre restano inalterati i progetti di scardinamento del contratto nazionale nel nome delle autonomie regionali: le garanzie sull'unità giuridica degli insegnanti sono solo parole, a fronte del fatto che Lombardia, Veneto, Emilia hanno concordato col governo nuovi poteri in merito a contratti regionali integrativi circa l'organizzazione e il rapporto di lavoro del personale dirigente, docente, amministrativo, tecnico, ausiliario. E proprio la Lega sta oggi rilanciando il disegno delle autonomie differenziate come terreno centrale dell'azione di governo.

La revoca dello sciopero è grave politicamente. Significherebbe regalare a un governo reazionario la pace sociale, rimuovere l'ingombro di un'opposizione di massa alla vigilia delle elezioni europee. Non a caso la Lega di Salvini e il suo ministro della Pubblica Istruzione hanno festeggiato la ritirata della CGIL con un sorriso a trentadue denti, mentre decine di migliaia di lavoratori della scuola, già in via di mobilitazione, l'hanno respinta e contestata.

Per questo il PCL sostiene la decisione importante di diversi sindacati di base, dell'opposizione interna della CGIL, di numerose associazioni di difesa della scuola pubblica, di mantenere e rilanciare lo sciopero della scuola del 17 maggio, a difesa di tutti i lavoratori e le lavoratrici della scuola, contro i progetti del governo Salvini-Di Maio.
Solo lo sviluppo di un'opposizione di massa al governo delle destre, dal versante delle ragioni del lavoro, può sgombrare il campo dalle attuali tendenze reazionarie e aprire dal basso una nuova prospettiva. Per questo il PCL impegna i propri militanti e iscritti a partecipare e sostenere, in tutte le forme possibili, le iniziative di lotta del 17 maggio.

Partito Comunista dei Lavoratori

lunedì 13 maggio 2019

ASSENZA DI UNITÀ E DI “COSCIENZA DI CLASSE”



Da almeno vent’anni è di moda un discorso, una teoria che parla di “nuova sinistra”. Una sinistra rinnovata, che parte dai cosiddetti movimenti sociali, caratterizzata dalla molteplicità delle bandiere cui far riferimento.
Anche se non unanime, non è comunque esagerato affermare che un’ampia maggioranza di coloro che teorizzano queste nuove idee sociali le considerano da contrapporre a ciò che viene definito “la vecchia sinistra”, e vale a dire la sinistra marxista-leninista, classista, i partiti comunisti.

Per i movimenti il concetto di classe è superato in nome di una visione di società globalizzata e multiforme. In questa modernità si diluirebbero le possibilità di costruire una società socialista.

Nei periodi passati, la grande concentrazione operaia, in grandi centri industriali, rendeva molto più facile l’organizzazione sindacale e politica, e di conseguenza, la coscienza di classe e la sua definizione potevano essere facilmente accettati.
Attualmente, parlare di classi sociali richiede uno sforzo più approfondito del cambiamento dell’organizzazione produttiva, che ha contribuito a segnare il ridimensionamento del protagonismo storico della classe operaia.

La questione delle classi come soggetto storico mantiene, però, la sua attualità e rilevanza. Esse non sono scomparse, come si sente affermare, ma hanno assunto nuove sfaccettature a causa dei mutamenti avvenuti nel mondo del lavoro con l’avanzare del capitalismo.

Oggi la classe lavoratrice è frammentata, è ancora nelle fabbriche, ma anche nel settore dei servizi e del commercio. Senza contare la gran massa cui viene impedito l’ingresso nel mondo del lavoro dalla disoccupazione. Queste situazioni rendono oltremodo difficile l’unità dei lavoratori, perché sono inseriti in processi produttivi ed attività estremamente diversi tra loro.

Tuttavia, vi sono caratteristiche fondamentali che sono comuni a tutti: la sottomissione al capitale attraverso il lavoro salariato e la dipendenza da questa relazione per sopravvivere.
Quest’assenza di unità, e quindi di “coscienza di classe”, è l’amara conferma che la classe lavoratrice trova grande difficoltà di azione politica in opposizione alla classe dirigente.
L’importanza e la necessità, quindi, di un partito d'avanguardia comunista. Un Partito in grado di contemplare le esigenze presenti nei vari movimenti e che propone di andare oltre, orientandoli verso il rovesciamento rivoluzionario del capitalismo, per la costruzione del potere socialista, che è il potere della classe operaia.

Il superamento del capitalismo richiede una certa organizzazione e disciplina di classe che si oppone al dominio del capitale. La polverizzazione e la frammentazione delle lotte specifiche non sono in grado di scuotere le fondamenta del sistema e portare ad una sconfitta della classe dirigente.
 "Chi indebolisce, anche solo un po’, la disciplina del partito del proletariato effettivamente aiuta la borghesia contro il proletariato" (Lenin)
L'esistenza di condizioni avverse, le difficoltà che la situazione di volta in volta presenta, non deve fungere da scomposizione in più parti per l'azione, ma anzi stimolare il rafforzamento del Partito per non perdere di vista l'obiettivo di costruire il socialismo con creazione di nuovi strumenti di lotta.
"E 'molto più difficile - e di gran lunga più prezioso - essere rivoluzionari quando non ci sono ancora le condizioni per la lotta diretta, aperta, autenticamente di massa e rivoluzionaria, ed essere in grado di difendere gli interessi della rivoluzione ( mediante propaganda, agitazione e organizzazione) all’interno di istituzioni non rivoluzionarie e spesso addirittura reazionarie” (Lenin)

domenica 12 maggio 2019

18 MAGGIO, GRAN GALÀ DEL FUTURO!

H.14 @ piazza del Cannone: musiche, danze, teatro e arti di ogni genere e provenienza 

H.16 @ piazza Cairoli: CORTEO Gran Galà del Futuro





Manifestazione antifascista, antirazzista ed antisessista
INDIETRO NON SI TORNA!

Il 18 maggio Salvini chiuderà la campagna elettorale per le europee a Milano chiamando i reazionari di tutta Europa a partecipare.

Saranno presenti tutti coloro che coltivano il sogno di tornare al fascismo, a forti confini nazionali, alla supremazia della "razza bianca", alla condanna dell'omo e transessualità e al ritorno delle donne nelle case ad occuparsi della famiglia oppure nelle case chiuse, rinsaldando l'immaginario della donna madre o prostituta.

Mentre un'intera generazione è in piazza denunciando che il cambiamento climatico gli sta sottraendo il futuro, le destre europee promuovono lo sfruttamento incondizionato di terra, corpi e territori, fomentano la guerra fra poveri per evitare il conflitto di classe, promuovono la persecuzione di Rom e Sinti, negano diritti universali non salvando le vite in mare, finanziano paesi come Turchia e Libia che sfruttano e torturano i/le migranti e aprono centri di detenzione amministrativa.

Per contrastare questa ondata reazionaria, vogliamo costruire per il 18 maggio una giornata che porti in piazza la Milano favolosa per dire no al ritorno dei nazionalismi e di ogni forma di fascismo in Europa e nel mondo: vogliamo dare vita al GRAN GALA DEL FUTURO, perché indietro non si torna!

Il Partito Comunista dei Lavoratori partecipa ed invita a partecipare.

giovedì 9 maggio 2019

“DIRITTO ALLA CASA, DIRITTO AL LAVORO, NON CE L’ABBIAMO NOI, NON CE L’AVRANNO LORO”.

E’ lo slogan scandito da Casa Pound  a Casal Bruciato, popolare quartiere della periferia est romana nei pressi di via Satta. A proteggerli un cordone della Polizia.
A poche settimane, dalla protesta di Torre Maura, quella del pane buttato a terra e pestato brutalmente, contro il trasferimento di 70 rom in un centro ex Sprar, in piena campagna elettorale, un’altra famiglia rom è dunque diventata l’ennesimo capro espiatorio, contro il quale le destre cittadine possono facilmente aizzare i residenti del quartiere.  E possono farlo senza che le Forze dell’ordine lo impediscano.
Una vera e propria campagna di “pulizia etnica” scatenata dai vari gruppi neofascisti (CasaPound, Forza Nuova, Fratelli d’Italia) per gestire sul piano “sociale” le politiche istituzionali promosse dal Ministro dell’Interno e vicepremier Salvini.
Questi episodi mettono a durissima prova un intero sistema di civiltà e investe le responsabilità di chi governa, sia a livello comunale che centrale.
Sullo sfondo resta la madre di tutte le contraddizioni: quella irrisolta dell’inesistente risposta all’emergenza abitativa, nella Capitale come in quasi tutte le altre grandi aree metropolitane.
I fascisti occupano spazi che la sinistra politica ha abbandonato e tradito. Solo rioccupando quegli spazi è possibile tagliare l'erba sotto i piedi dei fascisti. Ma rioccupare quegli spazi non significa tenere convegni sull'abbandono delle periferie, magari sotto elezioni. Significa organizzare gli sfruttati e la loro lotta contro il loro vero nemico. Che è il capitalismo, innanzitutto quello di casa nostra. 

mercoledì 1 maggio 2019

W IL 1 MAGGIO


“Fino a quando gli uomini non avranno imparato a discernere, sotto qualunque frase, dichiarazione e promessa morale, religiosa, politica e sociale, gli interessi di queste o quelle classi, essi in politica saranno sempre, come sono sempre stati, vittime ingenue degli inganni e delle illusioni.”
LENIN