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martedì 12 gennaio 2016

Dalla parte dei lavoratori Ilva, ora e sempre



La lotta dei lavoratori Ilva di Genova-Cornigliano va avanti ad oltranza, grazie ad una minoranza combattiva di trecento lavoratori che - dopo una giornata di sciopero e presidio davanti al Comune - in serata ha deciso di occupare l'aula della giunta comunale ad oltranza. Con l'obiettivo di ottenere dal governo la convocazione ufficiale per un nuovo incontro incentrato sui problemi dell'Ilva di Genova.

È un fatto che misura la rabbia e la sfiducia diffuse oramai tra i lavoratori di Genova verso le istituzioni locali e nazionali, dopo che per anni hanno assistito al mancato rispetto dell'Accordo di Programma del 2005, firmato a Roma da sindacati, azienda e ben sette ministeri, sul futuro delle aree di Cornigliano. Un accordo che prevedeva garanzie salariali (il 70% dello stipendio) in cambio di contratti di solidarietà, che negli anni sono stati sostituiti dai progetti di lavoro “socialmente utili”, in alcune municipalizzate comunali.

Ad oggi, per effetto del Jobs Act di Renzi e co., i lavoratori si sono visti ridurre il salario di un altro 10%: e su questo fatto, da giorni, si sta giocando una partita tutta politica tra PD e centrodestra, uno scaricabarile sulle spalle dei lavoratori.

Da una parte c'è la Regione, governata dal centrodestra, che dice che i soldi per integrare il reddito dei lavoratori li aveva trovati per almeno due anni, grazie a due emendamenti già concordati con il governo. Dall'altra ci sono il PD genovese e il governo, che dicono che questi emendamenti non sono mai esistiti, e che per il momento i lavoratori si dovranno accontentare di una quota integrativa al reddito solo fino a settembre 2016. In pratica, una proposta che sa di mancetta, utile solo a tenere buoni i lavoratori per il tempo necessario per procedere - entro giugno 2016 - alla vendita dell'intero gruppo a privati. Poi si vedrà.

Ed è questo il punto centrale della questione. La vendita dell'Ilva ai privati sarà - di fatto -una svendita al massimo ribasso: senza obblighi per gli acquirenti né sul piano del mantenimento degli attuali posti di lavoro né sul piano degli interventi economici necessari per bonificare le aree inquinate di Genova e Taranto, né per modernizzare gli impianti. Con, sullo sfondo, il pretesto delle normative europee contro “interventi di Stato” e il rifiuto della Svizzera di sbloccare i quasi 2 miliardi di euro dei Riva nascosti su conti bancari elvetici.

Come Partito Comunista dei Lavoratori di Genova siamo totalmente dalla parte dei lavoratori dell'Ilva, e solidali con le loro forme di lotta, anche le più radicali, come l'attuale occupazione del Comune. E da questo versante, ci rivolgiamo ai lavoratori stessi per invitarli a fare propria la rivendicazione della nazionalizzazione -sotto controllo dei lavoratori e senza indennizzo per i padroni - dell'intero gruppo Ilva, come unica soluzione possibile per la salvaguardia dei posti di lavoro e la tutela incondizionata per l'ambiente e i quartieri cittadini prossimi alle aree Ilva, a Taranto e Genova.

Infine, li invitiamo a costruire un fronte unico nella lotta, sia tra i lavoratori stessi del gruppo, di Taranto e di Genova, sia con i lavoratori delle tante aziende locali, in questo momento sotto attacco, da quelli dell'industria e del commercio, fino a quelli delle municipalizzate e dei settori scuola e sanità.


Partito Comunista dei Lavoratori - Sezione di Genova

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