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sabato 15 luglio 2017

I CONTI DEL PD CON IL FASCISMO, DALL'AMNISTIA TOGLIATTI ALLA PROPAGANDA DI FIANO



Lo scontro politico tra le destre, il Movimento 5 Stelle ed il PD sul reato di apologia di fascismo è solamente lo spettacolo desolante di una finta battaglia ideologica tra blocchi reazionari, condotta da chi solo qualche mese fa proponeva norme elettorali e istituzionali peggiori di quelle fasciste del 1923

Il 22 giugno 1946 entrava in vigore il “Decreto presidenziale di amnistia e indulto per reati comuni, politici e militari” avvenuti durante il periodo dell'occupazione nazifascista. La legge è stata proposta e varata dal ministro di Grazia e Giustizia del primo governo De Gasperi, Palmiro Togliatti, segretario del PCI.
Perché il “compagno” Migliore, come lo definivano nel PCI di allora, decise così in tutta fretta questo colpo di spugna?
L'amnistia riguardava il condono della pena per reati comuni e politici per le condanne fino ad un massimo di cinque anni. I reati gravi e gravissimi, come le stragi degli ultimi mesi di guerra, non furono inclusi nel provvedimento, ma dopo l'uscita del PCI dal governo il condono venne ampliato indiscriminatamente, anche a causa della presenza fascista ancora notevole dentro le file della magistratura e negli apparati.
Ma prima di rispondere alla domanda bisogna compiere un balzo in avanti di qualche decennio e precisamente nel 1994.


L’ARMADIO DELLA VERGOGNA E LE STRAGI NAZIFASCISTE

Il procuratore militare Antonio Intelisano, del processo contro l'ex SS Erich Priebke, rinvenne in uno scantinato dimenticato della procura militare nel Palazzo Cesi a Roma un armadio seminascosto con dei documenti archiviati alla rinfusa decine di anni prima. Uno di questi, con il titolo "Atrocities in Italy" attirò subito la sua attenzione. Proveniva dal comando dei servizi segreti militari inglesi e indubbiamente riguardava elementi e testimonianze riguardanti le stragi compiute dalle SS lungo la Linea gotica e le ultime fasi della guerra.
Quelle testimonianze e la descrizione precisa delle stragi mettevano in risalto come la collaborazione tra fascisti e nazisti nelle stragi fosse strettissima. Soprattutto, la direzione logistica “italiana” in molti accadimenti era stata predominante.
Se questi documenti non fossero stati insabbiati, in quel lontano 1946, Palmiro Togliatti non avrebbe avuto nessuna giustificazione politica per il suo colpo di spugna storico.


PERCHÉ L'AMNISTIA IN QUELLA FASE POLITICA?

I dirigenti del PCI del 1946, e in particolare Palmiro Togliatti, avevano una sola preoccupazione, che poi era la stessa di Stalin: eliminare qualsiasi scintilla di lotta di classe che avesse legami con la resistenza partigiana, che in molte sue espressioni proveniva dai lavoratori delle fabbriche del Nord. Se il legame tra le lotte nelle fabbriche e la resistenza si fosse saldato in un progetto rivoluzionario, il PCI, espressione dello stalinismo, sarebbe stato sbalzato via. Un primo colpo contro possibili rivoluzioni sociali Togliatti lo portò due anni prima, nel 1944, dove vergognosamente mise all’ordine del giorno la collaborazione tra le classi proponendo un governo di unità nazionale con la monarchia, i badogliani e le forze cattoliche in quella che venne definita la svolta di Salerno. Poco tempo prima Togliatti si era incontrato con Stalin e Molotov, i quali gli avevano imposto questo piano politico preciso. Stalin voleva mantenere il suo potere politico in URSS inalterato; potere uscito dall’alchimia malsana della divisione del mondo decisa a Yalta con Churchill e Franklin Delano Roosevelt. In parte lo stesso problema si era risolto in Grecia, dove le forze marxiste rivoluzionarie erano state eliminate militarmente con la collaborazione tra esercito inglese e stalinisti. In Italia viceversa la garanzia del progetto di continuità staliniano passava da Togliatti. Se l’Italia fosse stata senza controllo e segnata dalle lotte sociali e di classe, tutto sarebbe stato messo in discussione.


OVRA-SIFAR-SID-GLADIO. TENTATIVI DI GOLPE E STRAGI

Il danno creato dagli interessi stalinisti di Togliatti provocò conseguenze irreversibili, delle quali ancora oggi sentiamo gli effetti nefasti. Una delle conseguenze dell’amnistia togliattiana fu la cooptazione di intere strutture fasciste nelle nuove strutture degli apparati dello Stato.
Funzionari dell’OVRA (il servizio segreto fascista) divennero gli elementi formativi del SIFAR e poi del SID -Servizio Informazioni Forze Armate e Servizio Informazioni Difesa - e di quello che fu il gruppo "di provocazione" clandestino Gladio. Le stragi degli anni '70, i tentativi di golpe e la stessa ricostituzione di gruppi politici di estrema destra hanno tutti un legame con gli effetti generati da quella disgraziata amnistia.


EFFETTI POLITICI E CULTURALI

Nel 2017 qualcuno trasforma tutto questo in una discussione fuorviante, concependo il fascismo solo come un'“opinione”, un “concetto ideologico”, dirottando la discussione sul saluto romano, sui busti di Mussolini, sulle canzoni fasciste, e chiedendosi se questi siano o meno un reato.
Ma Matteo Renzi, dopo la sconfitta al referendum sulla riforma elettorale, dove progettava una riforma istituzionale peggiore della stessa legge fascista Acerbo del 1923, risulta essere un campione di ipocrisia quando lancia il suo partito nell’“aggiornamento” del fascismo come reato di opinione. Il fascismo, al contrario, è uno strumento utilizzato dalla borghesia per contenere la lotta di classe, e lo stalinismo ne è diventato spesso suo complice. Solo lo sviluppo della lotta di classe può fermare e sconfiggere il fascismo in tutte le sue espressioni. Solo una sinistra di classe, e un governo dei lavoratori - che ne è la sua espressione anticapitalista - possono fermare il fascismo, e lo stalinismo complice dei compromessi storici di classe. I militanti del PCL lavorano per rendere possibile questa prospettiva.

Ruggero Rognoni

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