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domenica 5 aprile 2020

NON STA A NOI RISOLVERE I PROBLEMI DEL CAPITALE, DA CHI CI SFRUTTA È MEGLIO DIVIDERSI



La necessità di un coordinamento tra tutte le forze antifasciste e anticapitaliste è quanto mai urgente. Quando finalmente ci lasceranno uscire di casa la rabbia popolare divamperà in ogni direzione e quello che assolutamente serve è una guida politica capace e credibile in grado di indirizzare questa rabbia in senso rivoluzionario.
Mai nella storia del capitalismo si è verificato un blocco della produzione generalizzato  e basta conoscere l’abc dell’economia per sapere che la produzione non potrà ripartire subito e che si verificheranno fallimenti a catena nell'economia reale e nella sfera finanziaria.

Dopo mesi di inattività, in un contesto che non era certo roseo prima dell’emergenza coronavirus, nemmeno le imprese più solide potranno riprendere subito la produzione. Dovranno fare i conti con fornitori che non ci sono più e vecchi acquirenti che non hanno più un euro in cassa.

I tempi sono stretti e il capitale finanziario lo sa. Se non si interviene in fretta salta tutto in pochi mesi. Per questo super Mario Draghi scende in campo in prima persona: dopo aver dedicato la vita ad imporci il rigore di bilancio, ci propone oggi di rilanciare il debito pubblico come strumento per accollare allo stato l’onere dei salvataggi, sapendo bene che questo manderà in crisi il bilancio stesso dello stato, rendendo insostenibile il debito pubblico, e creerà le condizioni materiali per completare il trasferimento del comando dell’economia alle istituzioni finanziarie sovranazionali che detteranno autoritariamente le misure di tritacarne sociale necessarie a ripristinare le condizioni affinché il capitale possa riprendere a macinare profitti.

Ci aspettano quattro giri di vite sulle condizioni di lavoro e di sfruttamento in tutti i settori dell’economia con l’azzeramento dei diritti dei lavoratori e dei servizi ai cittadini.
Insomma, questa crisi sanitaria non fa che mostrare i limiti di un modello economico che se ne frega della nostra salute semplicemente perché se ne frega della nostra vita.
Siamo solo strumenti di valorizzazione del capitale, sistema che per continuare a produrre ricchezza deve produrre sempre più miseria.

Siamo di fronte a una biforcazione della storia e mai come oggi il problema si presenta come socialismo o barbarie. Se vincono loro, dimentichiamoci non solo il diritto alla salute ma i diritti in genere.
In nome della salvaguardia dei risparmiatori e della difesa dell’occupazione, oggi vorrebbero di nuovo imporci di salvare le loro banche e le loro imprese.
Non sta a noi risolvere i problemi del capitale e non abbiamo tempo per discutere con i vecchi e i nuovi salvatori del sistema. L’urgenza ora è creare un fronte unico rivoluzionario, unito e deciso.

Dobbiamo organizzarci. Non è il momento dei personalismi e delle ripicche tra partiti, né tra sindacati. L’obiettivo oggi è creare un’avanguardia politico-sindacale che sappia lanciare le parole d’ordine opportune al momento giusto.

Costruire un sistema sanitario in cui non si muore per un virus e un sistema economico che risponda alle esigenze di chi lavora invece che a quelle dei banchieri.

No alla logica dell’emergenza e all’unità nazionale. L’emergenza è la loro, non la nostra. E da chi ci sfrutta è meglio dividersi.

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