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giovedì 9 maggio 2019

“DIRITTO ALLA CASA, DIRITTO AL LAVORO, NON CE L’ABBIAMO NOI, NON CE L’AVRANNO LORO”.

E’ lo slogan scandito da Casa Pound  a Casal Bruciato, popolare quartiere della periferia est romana nei pressi di via Satta. A proteggerli un cordone della Polizia.
A poche settimane, dalla protesta di Torre Maura, quella del pane buttato a terra e pestato brutalmente, contro il trasferimento di 70 rom in un centro ex Sprar, in piena campagna elettorale, un’altra famiglia rom è dunque diventata l’ennesimo capro espiatorio, contro il quale le destre cittadine possono facilmente aizzare i residenti del quartiere.  E possono farlo senza che le Forze dell’ordine lo impediscano.
Una vera e propria campagna di “pulizia etnica” scatenata dai vari gruppi neofascisti (CasaPound, Forza Nuova, Fratelli d’Italia) per gestire sul piano “sociale” le politiche istituzionali promosse dal Ministro dell’Interno e vicepremier Salvini.
Questi episodi mettono a durissima prova un intero sistema di civiltà e investe le responsabilità di chi governa, sia a livello comunale che centrale.
Sullo sfondo resta la madre di tutte le contraddizioni: quella irrisolta dell’inesistente risposta all’emergenza abitativa, nella Capitale come in quasi tutte le altre grandi aree metropolitane.
I fascisti occupano spazi che la sinistra politica ha abbandonato e tradito. Solo rioccupando quegli spazi è possibile tagliare l'erba sotto i piedi dei fascisti. Ma rioccupare quegli spazi non significa tenere convegni sull'abbandono delle periferie, magari sotto elezioni. Significa organizzare gli sfruttati e la loro lotta contro il loro vero nemico. Che è il capitalismo, innanzitutto quello di casa nostra. 

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