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lunedì 13 maggio 2019

ASSENZA DI UNITÀ E DI “COSCIENZA DI CLASSE”



Da almeno vent’anni è di moda un discorso, una teoria che parla di “nuova sinistra”. Una sinistra rinnovata, che parte dai cosiddetti movimenti sociali, caratterizzata dalla molteplicità delle bandiere cui far riferimento.
Anche se non unanime, non è comunque esagerato affermare che un’ampia maggioranza di coloro che teorizzano queste nuove idee sociali le considerano da contrapporre a ciò che viene definito “la vecchia sinistra”, e vale a dire la sinistra marxista-leninista, classista, i partiti comunisti.

Per i movimenti il concetto di classe è superato in nome di una visione di società globalizzata e multiforme. In questa modernità si diluirebbero le possibilità di costruire una società socialista.

Nei periodi passati, la grande concentrazione operaia, in grandi centri industriali, rendeva molto più facile l’organizzazione sindacale e politica, e di conseguenza, la coscienza di classe e la sua definizione potevano essere facilmente accettati.
Attualmente, parlare di classi sociali richiede uno sforzo più approfondito del cambiamento dell’organizzazione produttiva, che ha contribuito a segnare il ridimensionamento del protagonismo storico della classe operaia.

La questione delle classi come soggetto storico mantiene, però, la sua attualità e rilevanza. Esse non sono scomparse, come si sente affermare, ma hanno assunto nuove sfaccettature a causa dei mutamenti avvenuti nel mondo del lavoro con l’avanzare del capitalismo.

Oggi la classe lavoratrice è frammentata, è ancora nelle fabbriche, ma anche nel settore dei servizi e del commercio. Senza contare la gran massa cui viene impedito l’ingresso nel mondo del lavoro dalla disoccupazione. Queste situazioni rendono oltremodo difficile l’unità dei lavoratori, perché sono inseriti in processi produttivi ed attività estremamente diversi tra loro.

Tuttavia, vi sono caratteristiche fondamentali che sono comuni a tutti: la sottomissione al capitale attraverso il lavoro salariato e la dipendenza da questa relazione per sopravvivere.
Quest’assenza di unità, e quindi di “coscienza di classe”, è l’amara conferma che la classe lavoratrice trova grande difficoltà di azione politica in opposizione alla classe dirigente.
L’importanza e la necessità, quindi, di un partito d'avanguardia comunista. Un Partito in grado di contemplare le esigenze presenti nei vari movimenti e che propone di andare oltre, orientandoli verso il rovesciamento rivoluzionario del capitalismo, per la costruzione del potere socialista, che è il potere della classe operaia.

Il superamento del capitalismo richiede una certa organizzazione e disciplina di classe che si oppone al dominio del capitale. La polverizzazione e la frammentazione delle lotte specifiche non sono in grado di scuotere le fondamenta del sistema e portare ad una sconfitta della classe dirigente.
 "Chi indebolisce, anche solo un po’, la disciplina del partito del proletariato effettivamente aiuta la borghesia contro il proletariato" (Lenin)
L'esistenza di condizioni avverse, le difficoltà che la situazione di volta in volta presenta, non deve fungere da scomposizione in più parti per l'azione, ma anzi stimolare il rafforzamento del Partito per non perdere di vista l'obiettivo di costruire il socialismo con creazione di nuovi strumenti di lotta.
"E 'molto più difficile - e di gran lunga più prezioso - essere rivoluzionari quando non ci sono ancora le condizioni per la lotta diretta, aperta, autenticamente di massa e rivoluzionaria, ed essere in grado di difendere gli interessi della rivoluzione ( mediante propaganda, agitazione e organizzazione) all’interno di istituzioni non rivoluzionarie e spesso addirittura reazionarie” (Lenin)

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