Contro queste politiche di gestione della
crisi, contro l’immobilismo della
CGIL e le titubanze di USB,
contro ogni interlocuzione con questo governo
reazionario, contro ogni
irreggimentazione della democrazia sindacale, ricostruiamo nelle lotte
una vertenza generale, sosteniamo ogni sciopero e generalizziamo il conflitto.
Occorre una
svolta vera. Occorre
spazzare via ogni illusione nelle politiche di Lega e 5stelle,
demagogiche
e sovraniste. Seppur
diverse da quelle
liberali del PD, sono comunque dalla
parte dei padroni: difendono piccoli imprenditori e capitali nazionali, non salari e diritti dei lavoratori.
Per questo il Partito
comunista dei Lavoratori sostiene pienamente e convintamente lo sciopero generale convocato per
il 26 ottobre da diversi
sindacati di base
(indetto da CUB,
S.I. COBAS, SGB, Slai
Cobas e USI).
Solo una mobilitazione generale può riportare al centro la difesa
dei diritti e dei salari.
È necessario infatti
portare in campo
un’opposizione di massa dal versante dei lavoratori, dei precari, dei
disoccupati. Sostenere e diuondere la resistenza contro ogni provvedimento e ogni ouensiva dalla parte dei padroni, generalizzare le lotte, unire tutto ciò che
l'avversario vuole dividere: privato e pubblico, nord e sud, precari e “stabili”,
italiani e immigrati. Ricostruendo nelle
lotte una piattaforma generale che tracci
un confine chiaro:
chi sta con i
lavoratori e chi sta con i padroni;
facendo ciò anche attraverso assemblee decisionali unitarie di delegati/e
fino al livello
nazionale in tutti
i luoghi di lavoro,
in cui il sindacalismo di classe possa fare sentire la sua voce e le sue proposte all’insieme dei lavoratori e delle lavoratrici.
Una piattaforma che, dalla lotta alla
precarietà alla redistribuzione generale dell'orario di lavoro a 32 ore,
dall'introduzione di un salario minimo intercategoriale di 1500 euro
all’abolizione della legge
Fornero (in pensione a 60
anni o con 35 anni di lavoro),
da un vero salario
sociale a disoccupati e giovani in cerca di prima occupazione alla
nazionalizzazione senza indennizzo e sotto il
controllo dei lavoratori di tutte le aziende che delocalizzano o licenziano, possa unire la maggioranza della
società contro la piccola minoranza di padroni, grandi azionisti e banchieri che oggi detta legge.
Tutti i governi, in forme diverse,
sono agenti di questa minoranza. Occorre un governo della maggioranza,
un governo dei lavoratori e delle lavoratrici.
L'unica vera alternativa allo stato di cose presente.
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