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venerdì 21 agosto 2020

LA LOTTA PER LA CONQUISTA DEL POTERE POLITICO



Nella società contemporanea la lotta per gli interessi delle distinte classe sociali, per i loro obiettivi strategici, si esprime nella sua forma più alta attraverso la lotta per la conquista del potere politico come strumento per trasformare radicalmente la società. Per la lotta per i propri interessi le classi utilizzano diverse forme di organizzazione. Per la lotta rivendicativa, economica c’è il sindacato.
Per la lotta politica, per la conquista ed il mantenimento del potere, la forma più alta di organizzazione è il partito politico.

Il sindacato, le associazioni, le cooperative, ecc., hanno una validità parziale nella lotta politica, servono fino ad un certo punto. Possiamo dire che servono per dimostrare la necessità della organizzazione politica, del partito politico. Infatti, la lotta sindacale di per sé non porta il proletariato alla coscienza di classe, all’autonomia politica, perché resta nell’ ambito del regime borghese, perché contratta il salario e le condizioni di lavoro sulla base delle leggi del mercato capitalista, senza porre in discussione il sistema economico capitalistico ed il potere statale della borghesia.

Il sindacato, le associazioni, i circoli culturali non possono realizzare una vera unità d’azione e di pensiero perché al suo interno hanno diverse posizioni politiche e ideologiche. Spesso avanzano proposte molto limitate, giacché gli interessi dei loro aderenti sono specifici, circoscritti al campo su cui sono sorti.


La lotta politica, la lotta per il potere esige uno strumento particolare, dotata di un impostazione ideologica e politica, programmatica, che unifichi, che organizzi, che diriga le attività delle masse. Il proletariato può liberarsi dalla schiavitù salariale e dall'oppressione del capitalismo, soltanto se lotta in modo indipendente dal punto di vista ideologico, politico e organizzativo, cioè senza essere dipendente o subalterno alle altre classi sociali. Può realizzare il proprio potenziale storico, diventare una forza reale, in contrapposizione alla sua esistenza come elemento della società borghese, nella misura in cui si organizza come classe indipendente da tutte le altre. 

Chiaramente il proletariato deve entrare necessariamente in contatto politico con le altre classi oppresse dalla borghesia, può e deve stabilire rapporti di collaborazione e di alleanza con altri gruppi sociali, ma deve farlo a partire dai propri interessi indipendenti in quanto classe. 

Questo tutto questo può avvenire in un solo modo: organizzandosi in Partito indipendente e rivoluzionario della classe operaia, cioè in Partito comunista. 

Ci vuole un Partito politico comunista del proletariato del nostro paese, ben organizzato, centralizzato e radicato nella classe operaia e nelle masse popolari. Un partito con un proprio programma socialista, una strategia rivoluzionaria e una tattica adeguata alle circostanze, un partito c o e r e n t e m e n t e internazionalista. 

Chiunque può capire che questo Partito è cosa ben diversa da una “somma di sensibilità” e di “interessi parziali ”, da un insieme di persone “che la pensano allo stesso modo” e che si dotano di un “modello disperso di organizzazione”. Al contrario di queste mode borghesi, noi sosteniamo che il partito di cui c’è bisogno è un partito dell’avanguardia più cosciente e più organizzata della classe proletaria, guidato dall’ideologia proletaria. 

Senza questo partito indipendente e rigorosamente di classe è impossibile farla finita con il capitalismo e il dominio borghese, è impossibile assicurare il trionfo della rivoluzione, la costruzione del socialismo e del comunismo.

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