I governi
cambiano e si susseguono, ma gli operai continuano a essere sfruttati e a
morire come prima, più di prima, perché nella democrazia borghese, sono solo
forza lavoro da usare quando l'industria tira e da licenziare quando non
servono più a valorizzare il capitale.
Pur di
aumentare i profitti, i padroni risparmiano anche i pochi centesimi sulle
misure di sicurezza, sostenuti in questo da leggi che tutelano la proprietà
privata dei mezzi di produzione. Anche nei pochi casi in cui sono inquisiti, se
la cavano monetizzando la morte, la salute e la vita umana degli sfruttati.
In ogni caso, i loro delitti contro i lavoratori continuano a restare impuniti.
In ogni caso, i loro delitti contro i lavoratori continuano a restare impuniti.
Le vittime
del profitto e della brutalità del sistema capitalista sono considerati
incidenti di percorso, danni ed effetti collaterali considerati
"normali" al di sotto di una certa soglia. I padroni e i mass-media
da loro controllati chiamano i morti sul lavoro "morti bianche", come
se i lavoratori fossero morti per caso,
cioè alla disattenzione degli operai stessi.
Ogni anno
oltre mille persone muoiono sul posto di lavoro, altre decine di migliaia per
malattie professionali, più di 4mila solo per malattie legate all'amianto.
Tuttavia se
i morti per malattia professionale sono invisibili agli occhi della
popolazione, quelli sul lavoro generano comunque un moto di indignazione,
rabbia e, raramente, mobilitazione nelle
fabbriche, nei cantieri, nelle campagne, nei luoghi di lavoro.
Lo stesso
non avviene per tutti i morti causati dal profitto.
Per esempio
con la privatizzazione di una serie di servizi, primi fra tutti la sanità, la
salute della popolazione più povera è
molto diminuita in quanto impossibilitata a curarsi al di là delle chiacchiere
dei governi che, oltretutto, hanno
aumentato l'età pensionabile cianciando di un'aumentata aspettativa di vita.
Tutto questo
avviene senza alcuna reazione perché questi morti nessuno li vede.
I morti per il profitto non sono il frutto di una disgrazia ma una scelta cosciente del capitalismo.
I morti per il profitto non sono il frutto di una disgrazia ma una scelta cosciente del capitalismo.
Certo non
possiamo aspettare che il capitalismo crolli da solo. Dobbiamo creare pratiche
unitarie di lotta su tematiche e obiettivi anticapitalisti rimettendo al centro
il soggetto rivoluzionario, il proletariato.
Solo
un'azione di lotta generale può unire gli sfruttati, aprire dal basso una
pagina nuova.
Non serve a
nulla cambiare l'amministratore delegato del capitale, illudendosi ogni volta
che possa difendere il lavoro. E' necessaria un'altra società, libera dai
padroni e dallo sfruttamento, dove siano finalmente i lavoratori a comandare.
PCL Pavia
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