La scorsa
notte, a Torino, quindici attivisti del centro sociale Askatasuna sono stati
arrestati dalla polizia su mandato della Procura con l'accusa di resistenza a
pubblico ufficiale per i fatti accaduti nel corso del corteo del Primo maggio
2017. Quel Primo maggio la polizia cercò di impedire che lo spezzone
organizzato dal centro sociale entrasse col resto del corteo in Piazza San
Carlo, arrogandosi il diritto di decidere chi partecipa e chi no ad una
manifestazione sindacale del movimento operaio. Il reato imputato ai quindici
compagni è semplicemente di essersi opposti a quest'arbitrio. Il fatto che tra
gli arrestati figurino i principali dirigenti del centro sociale rende ancor
più chiara la fisionomia politica dell'operazione. Un'operazione di repressione
e intimidazione rivolta non solo verso l'Askatasuna, ma verso tutti gli spazi e
pratiche di piazza non omologabili all'ordine costituito.
«Complimenti alla polizia. Nell'Italia che voglio nessun delinquente deve restare impunito», così ha dichiarato a commento dell'operazione il ministro degli Interni Matteo Salvini. Non è un caso. “È finita la pacchia” non riguarda solamente le politiche dell'immigrazione: è anche un segnale di via libera ai settori più reazionari della magistratura e della polizia nella gestione dell'ordine pubblico. Il licenziamento di un'insegnante torinese per frasi "irriguardose" verso i poliziotti durante un corteo antifascista era solo un segno premonitore. Ora l'operazione di polizia contro l'Askatasuna aggiunge un nuovo tassello. Il governo giallo-verde, che alcuni settori di estrema (?) sinistra giungono addirittura a sostenere o abbellire, si configura in realtà come ariete di sfondamento sul terreno della repressione dell'avanguardia, come promotore di una gestione delle piazze che sembra guardare al modello Erdogan.
Per questa ragione non solo rivendichiamo l'immediata libertà per i quindici arrestati, la piena solidarietà all'Askatasuna contro la repressione dello Stato, e la più ampia campagna di denuncia dell'operazione torinese e del suo significato; ma crediamo importante tanto più oggi la ricostruzione di un'opposizione di classe e di massa al governo Salvini-Di Maio, la sola che può allargare gli spazi e i diritti di lotta nei luoghi di lavoro e nelle piazze.
«Complimenti alla polizia. Nell'Italia che voglio nessun delinquente deve restare impunito», così ha dichiarato a commento dell'operazione il ministro degli Interni Matteo Salvini. Non è un caso. “È finita la pacchia” non riguarda solamente le politiche dell'immigrazione: è anche un segnale di via libera ai settori più reazionari della magistratura e della polizia nella gestione dell'ordine pubblico. Il licenziamento di un'insegnante torinese per frasi "irriguardose" verso i poliziotti durante un corteo antifascista era solo un segno premonitore. Ora l'operazione di polizia contro l'Askatasuna aggiunge un nuovo tassello. Il governo giallo-verde, che alcuni settori di estrema (?) sinistra giungono addirittura a sostenere o abbellire, si configura in realtà come ariete di sfondamento sul terreno della repressione dell'avanguardia, come promotore di una gestione delle piazze che sembra guardare al modello Erdogan.
Per questa ragione non solo rivendichiamo l'immediata libertà per i quindici arrestati, la piena solidarietà all'Askatasuna contro la repressione dello Stato, e la più ampia campagna di denuncia dell'operazione torinese e del suo significato; ma crediamo importante tanto più oggi la ricostruzione di un'opposizione di classe e di massa al governo Salvini-Di Maio, la sola che può allargare gli spazi e i diritti di lotta nei luoghi di lavoro e nelle piazze.
Partito Comunista dei Lavoratori
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