POST IN EVIDENZA

lunedì 27 giugno 2016

Aria d'inverno (1995) nel bel mezzo di una primavera


Loi Travail: raffinerie, porti, traffico ferroviario, urbano, aereo. A chi tocca?

da: Révolution Permanente



Durante il grande movimento del novembre-dicembre 1995 contro le riforme Juppé sulle pensioni e sulla sicurezza, la SNFC (Société Nationale des Chemins de fer Français, società pubblica di trasporto ferroviario in Francia, ndr) si trovò alla testa della lotta, così come i postini, gli insegnanti e l'Educazione Nazionale, France Télécom, EDF – GDF, la sanità. A differenza di quell'“inverno del malcontento”, nel corso del quale i salariati del settore pubblico erano in testa al movimento, stavolta, a maggio-giugno 2016, sono gli operai delle raffinerie a paralizzare il paese, con otto stabilimenti in sciopero, che contagiano progressivamente il settore privato, in particolare con gli operai delle aree portuali. Le attuali azioni si combinano, parallelamente, con gli “scioperi rettangolari”, di 48 ore alla SNFC, i mercoledì e giovedì, tutte le settimane, mentre il trasporto pubblico urbano, in particolare la RATP, e il trasporto aereo, sono entrate nei giochi a partire da inizio giugno. Si respira, in questi giorni, un'aria che ricorda molto quella dell'inverno 1995. 

Nel 1995 c'erano stati dei tentativi di interpro ("interprofessionale", iniziative di lotta comune di più settori lavorativi), come a “La Fosse”, a Rouen, o in certi quartieri dell'est Parigino. Ma a quell'epoca, per evitare che lo spettro dei coordinamenti alla SNFC del 1986 o degli infermieri del 1987 non si ripresentasse, la CGT, con Bernard Thibault alla testa, inasprì i toni di fronte al governo Juppé, per evitare che si sviluppassero questa dinamica di autorganizzazione del basso, come poi fu il caso, in modo più embrionale, nel 2010. Oggi è come se Philippe Martinez avesse ripreso lo stesso copione.

Come nel 1995, anche la CFDT ruppe con il fronte unico delle organizzazioni sindacali, giocando benissimo il suo ruolo di sindacato giallo. Laurent Berger fa quasi meglio di quanto fece Nicole Notat per tentare di affogare gli scioperi.

Proprio come nel 1995, gli studenti e i giovani sono stati il trampolino di lancio per la prima parte della mobilitazione, per rifluire poi in un secondo momento, al momento in cui gli scioperi, sempre più numerosi, prendono corpo.

Tuttavia, una delle più grosse differenze è la che la partecipazione del settore pubblico nelle manifestazioni del 1995, le rendeva più massicce. Sono i dipendenti pubblici, in particolare, la categoria a cui Hollande ha fatto più concessioni (da notare, gli 800 euro per i professori), e questo per assicurarsi che non ci sia saldatura fra essi e gli altri settori.

Nella primavera 2016, allo stesso tempo, non vediamo la stessa dinamica studentesca che nel 2006 aveva portato alle mobilitazioni contro il CPE. Il coraggio dei giovani contro la repressione, durante le prime settimane dell'attuale movimento, è tuttavia servito a delegittimare considerevolmente le forze di Polizia dello Stato imperialista.

A tutto questo, bisogna aggiungere un'ulteriore differenza: Nuit Debout. Questa tendenza fa da staffetta per il movimento ma alimenta altrettanto la sua radicalizzazione politica (a un livello minore rispetto ad altri movimenti, come nel 1968). Questo ha comunque degli effetti, nell'intaccare efficacemente il luogo comune secondo cui “non ci sono alternative”, per citare il vecchio slogan della Thatcher. Nuit Debout non può certo diventare il centro di gravità delle azioni in corso, a causa di diversi errori legati all'orizzontalismo del sua assemblearismo, ma contribuisce a far parlare degli scioperi e a continuare un discorso opposto a quello del governo e al ricatto dell'asfissia (del carburante per i servizi pubblici, dei servizi essenziali per i soccorsi, ecc).

C'è da dire che le azioni di blocco e di sciopero, decise collettivamente in questi ultimi giorni, in particolare a proposito dei depositi di carburante, fanno apparire per ciò che sono le azioni minoritarie che stanno a cuore a una frangia del movimento autonomo opposto a tutte le idee di autorganizzazione, di coordinamento e di forme democratiche di decisione nelle lotte.

Ancora una volta, gli operai delle raffinerie, come durante lo sciopero per la chiusura della fabbrica di Flandres nel 2009/10, o durante il movimento del 2010 contro la riforma delle pensioni di Sarkozy, sono all'avanguardia nel movimento operaio in Francia. Come il caso di Le Havre, seconda area portuale per importanza e sede di molti depositi di idrocarburi e di una raffineria, da sempre quartier generale per gli scioperi.

Non è un caso se proprio mentre la direzione della TOTAL ha annunciato di voler rivedere al ribasso i suoi investimenti in Francia, gli scioperi hanno raggiunto il loro punto massimo. Si tratta di un ricatto, ovviamente, ma potrebbe comunque trattarsi di un piano strategico del padronato francese per distruggere un settore chiave del proletario francese. In altri termini, se il thatcherismo alla francese vuole trionfare, avrà bisogno di piegare non più i minatori ma gli operai delle raffinerie. La lotta si annuncia lunga, dura e molto violenta.

Una delle principali differenze tra il movimento attuale e quello del 1995 sono la crisi mondiale e le sue ripercussioni sull'Europa. La determinazione della borghesia è ben diversa. Abbiamo già visto nel 2010 come Sarkozy riuscì a far passare la riforma delle pensioni nonostante le centinaia di mobilitazioni di milioni di lavoratori. All'epoca, la dinamica della generalizzazione dello sciopero, con gli operai delle raffinerie alla testa, conobbe un arresto a causa del freno che le direzioni sindacali stavano mettendo, come l'aver lasciato correre sulle perquisizioni a Grandpuits e Donges, cosa che ha dato il colpo di grazia al movimento.

A differenza della fine del quinquennio di Sarkozy, Hollande è molto più indebolito. La perdita di autorità dell'Esecutivo ha raggiunto vette troppo alte, a dispetto della permanenza dello stato di emergenza, il che rende ancora più patetica la coppia Hollande-Valls e rinforza gli attacchi della destra e dell'estrema destra sulla crisi del governo. Ma alcuni dei settori strategici in lotta potrebbero comunque dimostrarsi insufficienti per far piegare questo governo.

Per vincere, bisogna estendere la lotta all'insieme del mondo del lavoro, a cominciare dal settore automobilistico, uno dei segmenti industriali con la più alta densità operaia; a quello aeronautica, il settore economico più dinamico a livello nazionale; ma allo stesso tempo ai settori più sfruttati, portatori di un odio di classe ben maggiore, vale a dire gli strati più precari del proletariato così come i disoccupati e sopratutto i giovani dei quartieri.

Di fatto, la CGT si è trasformata nella sola opposizione di sinistra contro il governo Hollande-Valls. Il sindacato di Martinez dovrà difendere un piano operaio per uscire dalla crisi e dal marasma attuali, partendo dalla necessità di ottenere il ritiro completo della Loi Travail, e saldare l'unità tra la classe operaia e i settori popolari più colpiti dalla crisi per dar loro una prospettiva.

Sarà fondamentale che le assemblee generali, nei settori mobilizzati, comincino ad esigere dalle loro direzioni un programma di questo tipo, nonché a formare comitati di sciopero che raggruppino sindacalizzati e non, in modo da poter guadagnare agli scioperi la base dei sindacati collaborazionisti, e stabilendo dei picchetti di autodifesa sulle azioni e gli scioperi per far fronte a una repressione che aumenta, contro i settori in sciopero più determinati.




Juan Chingo

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.